Recensione di “La palude” di Charlotte Link, Corbaccio, 2019

  • Scarborough, Yorkshire, Inghilterra: Hannah, una ragazzina quattordicenne che sta tornando a casa in una buia sera d’autunno, scompare nel nulla. Tre anni dopo scompare Saskia, un’altra adolescente che sta rientrando a casa dopo aver passato il pomeriggio da un’amica. L’anno successivo viene ritrovato il cadavere di Saskia in mezzo alla brughiera, mentre di Hannah si continua a non avere notizie.
    Quasi contemporaneamente al ritrovamento di Saskia, scompaiono altre due ragazzine: Amelie, che fa parte di una famiglia che dall’esterno sembra perfetta, padre medico e madre ex insegnante che gestisce un B&B, apparentemente benestanti ma che in realtà faticano a pagare il mutuo acceso per l’acquisto di una villa con vista mare (il che crea non pochi attriti tra i due coniugi), e Mandy, che invece proviene da una famiglia molto problematica, seguita dai servizi sociali.
    Le due ragazzine, pur molto diverse tra loro, hanno in comune il difficile rapporto con le rispettive madri, estremamente protettiva e premurosa quella di Amelie; dispotica, violenta, menefreghista quella di Mandy.
    Su tutti questi casi indaga la polizia di Scarborough, guidata dall’ispettore Caleb Hale, con l’aiuto (non richiesto) del sergente di Scotland Yard Kate Linville, originaria della zona e qui temporaneamente trasferitasi per vendere la casa ereditata dai genitori. Ritroviamo, quindi, i due investigatori che avevamo conosciuto nel romanzo “L’inganno”: Caleb, molto caparbio e con un problema di alcolismo che lo isola dagli altri, e Kate, molto razionale e lucida, ma allo stesso tempo poco sicura di sé, piena di dubbi e di paura di non essere all’altezza; una donna “prigioniera di sé stessa”, come la descrive efficacemente lo stesso Caleb.
    In una trama a dir poco originale, Charlotte Link descrive le numerose e variegate situazioni personali e familiari dei protagonisti della storia (le ragazze scomparse, i loro familiari, i vari sospettati) in modo minuzioso ed efficace, senza mai scadere nella noia e con attente caratterizzazioni dei personaggi, ciascuno dei quali rivelerà molti lati inaspettati nel corso della narrazione.
    Contribuisce alla rapidità del ritmo narrativo la tecnica, tipica di moltissimi thriller ma sempre efficace, di intersecare il racconto delle vicende dei vari attori del romanzo, lasciandole in sospeso al punto giusto; a intervalli più o meno regolari vengono, poi, inseriti paragrafi (evidenziati anche da un diverso carattere tipografico) in cui il sequestratore/assassino interviene nella narrazione in prima persona, descrivendo i fatti dal suo punto di vista, nonché le sensazioni che prova e le spiegazioni di ciò che fa, quasi a voler giustificare le nefandezze compiute.
    Alla fine tutti i fili tessuti dall’autrice si riuniranno facendo percepire il meccanismo narrativo ben congegnato, pieno di rovesciamenti e colpi di scena, senza sbavature e in cui pochi dei protagonisti sono davvero ciò che sembrano.
    L’atmosfera della brughiera e della costa settentrionale dell’Inghilterra sono rese brillantemente: si riesce a sentire il vento, a vedere le scogliere solitarie battute dalle onde dell’oceano, a percepire nettamente il freddo e la solitudine provati da molti dei personaggi di questo romanzo.
    Unico neo: nonostante la buona caratterizzazione dei due investigatori (anche se Caleb questa volta resta più sullo sfondo rispetto a Kate, che gli scippa il ruolo di protagonista), non si riesce ad affezionarsi fino in fondo a questi due personaggi, non scatta la cosiddetta “scintilla” come avviene in altre storie seriali (penso, per esempio, alle coppie Linley-Havers di Elizabeth George e Cormoran-Robin di Robert Galbraith, che ti lasciano sempre con il fiato sospeso alla fine di ogni romanzo, alla disperata ricerca della data di uscita dell’episodio successivo). Solo nelle ultime pagine l’autrice riesce ad accendere nel lettore un po’ più di interesse e coinvolgimento per il seguito delle vicende di Kate.
    Trama: 8,5/10
    Stile narrativo: 7,5/10
    Linguaggio: 6,5/10
    Originalità: 7,5/10
    Personaggi: 7/10
    Dialoghi: 6,5/10
    Ritmo narrativo: 8/10
    Descrizioni: 7,5/10
    Atmosfera: 8/10
    Capacità di tenere il lettore incollato alla pagina: 8/10

  • ,
  •  o

Recensione di “La palude” di Charlotte Link, Corbaccio, 2019ultima modifica: 2020-02-17T18:02:41+01:00da serenabag1976
Reposta per primo quest’articolo