Recensione di “Questione di Costanza”, Alessia Gazzola, Longanesi, 2019

  • Costanza Macallè è una ragazza sui trent’anni, messinese, medico specializzato in anatomia patologica, che, in attesa di trovare un posto di lavoro adatto a lei, possibilmente nel Regno Unito, accetta un assegno di ricerca all’Istituto di Paleopatologia di Verona. Così, in un nuvoloso mattino di novembre, Costanza atterra nella città scaligera, accompagnata dalla figlioletta Flora di tre anni, e va ad abitare dalla sorella Antonietta, psicologa, che vive a Verona già da qualche tempo.

    Pochi giorni dopo prende servizio all’Istituto di Paleopatologia, dove conosce i suoi colleghi Sarah e Anselmo e il direttore dott. Melchiorre. Purtroppo Costanza si accorge fin da subito che la paleopatologia (cioè l’anatomia patologica applicata all’archeologia) non è il suo forte: si sente esclusa dai discorsi e dalle battute dei colleghi, a differenza di lei appassionatissimi di storia; si sente sprecata a pulire vecchie ossa con lo spazzolino da denti per togliere i residui di terra e capisce ben presto che la ricercatrice che aveva occupato il posto prima di lei ha lasciato una lunga scia di rimpianto nell’istituto e un vuoto che lei non riuscirà a colmare.

    Tuttavia Costanza resiste, soprattutto perché ha bisogno di soldi per mantenere sé stessa e la sua bambina, dato che è una ragazza madre e, quindi, l’unica fonte di sostentamento per sua figlia. Scopriamo, infatti, che la piccola Flora è il frutto di un’avventura di Costanza con un certo Marco, conosciuto durante una vacanza a Malta, di cui lei non conosce neanche il cognome e che non ha più rivisto dal fatidico incontro. Spinta dalla sorella e dal desiderio di far avere un padre alla bambina, Costanza ingaggia un investigatore privato per rintracciare Marco.

    Nel frattempo, in una chiesa vicino a Verona, viene ritrovata la sepoltura di un cavaliere risalente al Medioevo: Costanza e i suoi colleghi si impegnano a cercare l’identità dell’uomo e quella della donna che ha lasciato la propria treccia di capelli nella bara del cavaliere. Per descrivere meglio la vicenda del passato, l’autrice alterna le vicende di oggi al racconto della storia di Selvaggia Hohenstaufen e di sua sorella Biancofiore, figlie illegittime dell’imperatore Federico II di Svevia, impossibilitate a decidere liberamente del proprio destino perché asservite alla volontà del padre, che le utilizza per rafforzare alleanze politiche.

    Alessia Gazzola, con il suo consueto stile fresco, divertente, ironico e spiritoso, ma nient’affatto superficiale quando si tratta di descrivere sentimenti ed emozioni non sempre positivi, ci racconta una storia semplice, ma non banale, e ci presenta un personaggio completamente nuovo e molto diverso, nel carattere e nella storia personale, da Alice Allevi, protagonista della serie de “L’Allieva”; le due ragazze, infatti, hanno in comune solo l’età, la laurea in medicina e una sorta di tendenza mettersi nei pasticci. Per il resto, Costanza ha un passato e un presente molto più problematici e dolorosi di quelli di Alice (ha perso la madre quando aveva solo 13 anni e questa assenza pesa tuttora molto nella sua vita, è una madre single alle prese con problemi economici, deve lasciare nel cassetto molti dei suoi sogni perché la sua priorità è il benessere della figlia) e un rapporto con l’altro sesso  caratterizzato da una lunga serie di brevi storie superficiali e dall’assenza completa di un rapporto “importante”.

    Sia Costanza che gli altri protagonisti della storia, compresi quelli della vicenda ambientata nel medioevo, sono caratterizzati in maniera efficace, con quel linguaggio spontaneo e piacevolmente condito da citazioni colte ma anche popolari, che è una delle caratteristiche del modo di scrivere della Gazzola.

    Tuttavia, questo romanzo non mi ha fatto venire quella voglia inarrestabile di voltare pagina come i libri precedenti della Gazzola, né mi ha suscitato l’urgenza assoluta di andare a vedere la data di uscita dell’episodio successivo: forse perché alla freschezza e dinamicità dei personaggi e delle descrizioni non corrisponde una storia altrettanto avvincente, anzi, a tratti un po’ lenta, forzata, artefatta, anche se è palese che per scriverla l’autrice si è documentata molto dal punto di vista tecnico e storico. Peccato.

    Voglio pensare, però, conoscendo la meravigliosa capacità di scrivere della Gazzola, che, essendo questo il primo episodio di una serie nuova, debba essere considerato come una sorta di introduzione e che, quindi, le incertezze che ho riscontrato verranno agevolmente superate.

    Trama: 6,5/10

    Stile narrativo: 8/10

    Linguaggio: 8/10

    Originalità: 7/10

    Personaggi: 8/10

    Dialoghi: 8/10

    Ritmo narrativo: 7/10

    Descrizioni: 7/10

    Atmosfera: 7/10

    Capacità di tenere il lettore incollato alla pagina: 6/10

Recensione di “Questione di Costanza”, Alessia Gazzola, Longanesi, 2019ultima modifica: 2020-03-19T18:46:20+01:00da serenabag1976
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